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giovedì 12 giugno ore 21.00

In forma d’opera
Le prospettive del teatro lirico a Verona

Paolo Zanotto

Presidente della Fondazione Arena di Verona

Claudio Orazi

Sovrintendente

interventi
Cesare Galla
Critico musicale de L’Arena
Lamberto Lambertini
Fondazione Arena di Verona
Luigi Tuppini
Presidente Accademia Filarmonica di Verona

introduce

Alberto Battaggia

presidente della Società Letteraria

 


 
sopra, due momenti del dibattito

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domenica 15 giugno 2003 pag. 46

 Dibattito sul futuro della lirica: il sovrintendente spiega le difficoltà
«L’Arena deve divenire un’azienda speciale»
Gianni Villani


«In forma d'opera», ovvero tutte le prospettive che investono oggi il teatro lirico a Verona. È stato un dibattito a 360 gradi quello organizzato, l’altra sera, dalla Società letteraria per fare il punto sui destini dell’estate lirica veronese e su tutta la problematica economica, finanziaria e culturale che la coinvolge. Al tavolo dei relatori il sindaco Giorgio Zanotto, il sovrintendente della Fondazione Arena Claudio Orazi, il critico de L’Arena , Cesare Galla; l'avvocato Lamberto Lambertini, in rappresentanza di uno dei soci privati della Fondazione e Luigi Tuppini, presidente dell'Accademia filarmonica.
L'Arena, il «giacimento» culturale più importante per la città, vive giorni non certo facili. Ma anche il rapporto teatro-musica, musica-turismo, considerato come uno degli aspetti più qualificanti per richiamare non pochi visitatori in città, può rischiare molto. In questa analisi profonda è stato chiamato in causa soprattutto Orazi.
Il sovrintendente ha tracciato dapprima una mappa della geografia nazionale di tutte le entità musicali e teatrali, quindi è passato alla nota questione dei finanziamenti pubblici, della loro inadeguatezza e staticità (sempre inferiori al tasso d'inflazione nazionale, in cui Verona è situata al terz'ultimo posto, con 14 milioni di euro), a fronte di un crescente aumento dei costi di gestione, primo fra tutti quello che riguarda il personale stabile.
La sua relazione sulla normativa che tocca gli ex enti lirici italiani, oggi trasformati in fondazioni, è stata molto chiara. La mutazione giuridica dei soggetti preposti alla diffusione della cultura musicale italiana deve ormai chiaramente farli viaggiare in un contesto economico che punti alla razionalizzazione e alla produttività, visto che le componenti essenziali della produzione (direttori, cantanti, registi, allestimenti, ecc.) vengono acquisite secondo una logica di mercato.
È inutile sperare un ravvedimento dei governi quando si è sempre rifiutato il minimo tentativo di analisi storica e fattuale di una crisi sostanziale dei teatri d'opera, che ha radici lontane, fin dal 1946. Se non vi fossero stati soci privati, come banche e altri istituti di credito, le fondazioni sarebbero già ferme da tempo. Cosa opporre, allora, a questo stato di impasse burocratico e legislativo?
Secondo Orazi bisogna rassettare le spese e le sacche di improduttività, incentivare e aumentare la produzione artistica, far poggiare l'Arena (vista la concorrenza dei numerosi spazi all'aperto nati in tutta Europa) su una vera originalità ed esclusività dei suoi programmi, trasformandola in un'azienda speciale.
«Abbiamo bisogno», aveva esordito in apertura il sindaco, «di far assumere anche una visibilità diversa a Verona, non esclusivamente per la sua Arena ma per il suo aspetto globale, storico e culturale. Abbiamo quindi scelto Orazi per la sua capacità di interloquire e di aprire collaborazioni con tutte le altre realtà della città».
Cesare Galla ha posto domande dirette al sovrintendente, riguardo lo stato del passivo che colpisce il bilancio 2002, le trattative in corso per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, le prospettive con cui si avvia la gestione 2003. Ha ricevuto adeguate risposte, anche se il quadro complessivo tracciato da Orazi, non era sempre improntato all'ottimismo. Anzi.
«Faremo il nostro dovere di soci privati», ha precisato l'avvocato Lambertini a nome del Banco di Verona e Novara. «Contiamo di intervenire in base alle necessità della Fondazione». E proprio Lambertini ha garantito che le prove generali delle opere in Arena torneranno ad essere aperte al pubblico. Una notizia che troverà certamente ampi consensi fra il pubblico veronese.
Ha chiuso il dibattito Luigi Tuppini richiamando alla mente le stagioni migliori dell'Arena, quelle che vivevano sulla capacità di un impresariato illuminato e sul calore di un certo divismo. «L'opera in Arena deve sempre nutrirsi della migliore tradizione», ha sostenuto, «ma con un tasso qualitativo molto elevato».