Eventi 2003
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Società Letteraria
di Verona

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Sabato 25 ottobre 2003

 

Per Giovanni
Impegno civile, esperienze letterarie,
riflessione critica nella vita di Giovanni Dusi
 

ore 15 e 30
Presentazione

Alberto Battaggia,
Presidente della Società Letteraria di Verona
Emilio Franzina
Presidente dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Intervento di
Maurizio Pedrazza Gorlero
Vicesindaco, Assessore alla cultura del Comune di Verona
 

Vita activa

 La partecipazione di Giovanni Dusi alla resistenza
 
Marco Squarzoni
Istituto veronese di Storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Le ragioni della scrittura in Giovanni Dusi
Cesare De Michelis
Università di Padova, presidente della Marsilio Editori
 
L’impegno culturale di Giovanni Dusi
Renzo Zorzi
Già Segretario Generale della Fondazione Cini di Venezia


A scuola di vita
Una lezione di Giovanni Dusi.
Brani scelti da un video di Francesco Rubino


Mi ricordo

Claudio Altomare
Gianfranco Bertani
Adriana Cavarero
Franco Ceradini
Dario Donella
Massimo Dusi
Donatella Levi
Alcide Paolini
Marcus Perryman
Carlo Saletti
Gianfranco Tomezzoli
Gaetano Tumiati
Pino Varchetta


Giovanni Dusi

Alcuni momenti del pomeriggio e, qui sopra, un'altra immagine di Giovanni

 

 

domenica 26 ottobre 2003 

Sabato pomeriggio alla Società Letteraria un incontro «Per Giovanni»
a sei mesi dalla scomparsa dello scrittore
Dusi, un’assenza nella vita cittadina
Aveva una misura calibrata di ragione e passione, di impegno e ironia
Giulio Galetto

 

Sabato alle 15,30 nella Sala Montanari della Società Letteraria si terrà un incontro «Per Giovanni- Impegno civile, esperienze letterarie, riflessione critica nella vita di Giovanni Dusi».
Sono volati via sei mesi dalla sua scomparsa, siamo dentro l'autunno che vede la ripresa di incontri, convegni, presentazioni di libri, tutte occasioni in cui la nostra città esprime la sua cultura e a cui spesso lui era presente, protagonista lucido e misurato o anche semplicemente attento ascoltatore: in ogni caso una presenza che aveva l'effetto di comunicarti un senso di serietà, di non superflua casualità, di liberarti dal sospetto di chiacchiera che spesso ti prende in queste occasioni.
Che cos'era che, nella presenza di Giovanni Dusi (nella foto), faceva avvertire questo senso di serietà? Crediamo fosse la misura sobriamente calibrata di ragione e di passione, di impegno e di ironia, di viva tensione sociale e di attenzione agli scandagli dentro l'interiorità. Qualche cosa che avevamo trovato nei suoi romanzi e che la sua figura d'uomo trasmetteva con naturalezza.
Nel '99 Dusi si era "confessato" in un libro ("Il migliore dei mondi possibili", Perosini Editore) che, nella forma di un'intervista rilasciata a Franco Ceradini, costituiva una densa autobiografia intellettuale, il fondamento della quale potrebbe essere sintetizzato in un passaggio in cui lo scrittore rispondeva alla domanda se si riconoscesse in qualcuna delle qualità letterarie indicate da Calvino nelle sue "Lezioni americane". Rispondeva: "Esattezza, Visibilità. E aspiro alla leggerezza. Come, unita all'ironia e all'intelligenza, nei migliori autori, per me, di riferimento". E avanzava cinque nomi del Settecento francese e inglese: Diderot, Voltaire, Montesquieu, Swift, Sterne. Dunque nella leggerezza, nell'ironia, nell'intelligenza della grande cultura illuministica europea sta il mondo amato da Dusi, stanno i modelli di pensiero, di stile, di vivace convivenza di registri realistici e metaforici che costituiscono il fondamento della sua personalità e, naturalmente, della sua narrativa.
Ecco, la sua narrativa. Cinque romanzi scaglionati nell'arco di tre decenni di un autore che esordisce quando ha già raggiunto la quarantina: tutto senza fretta, dunque. Una conferma, crediamo, non del fatto che per l'ingegnere Dusi la letteratura era un "secondo mestiere", ma piuttosto della misura ponderata con cui egli inseguiva la leggerezza e l'ironia e l'intelligenza; e una conferma del suo collocarsi in modo originale nel panorama secondonovecentesco in cui la rincorsa frenetica dell'essere presente in ogni stagione e in ogni premio ha fruttato a molti scrittori esiti poco convincenti.
Misura, dunque, e coerenza. Coerenza nella sostanza pur nella varietà dei temi che Dusi ha adottato nelle sue opere. Inizia con "La moglie" ('66), una storia di infedeltà amorosa raccontata attraverso una lucida e insieme appassionata indagine psicologica. Poi un tema completamente diverso (la Resistenza e i motivi ideologici che determinarono le scelte - la scelta dell'autore, che della Resistenza veneta fu protagonista - in quel cruciale tempo storico) nel "Gallo rosso", del '73: un libro che, proprio perché nato da una memoria placata, a quasi trent'anni di distanza dagli eventi che vi sono narrati, resta un romanzo sulla Resistenza non superato o superabile da revisionismi più o meno di moda, col suo nucleo forte di grave serietà e di tormentante problemati-cità. Poi, nel '77, l'allegoria ironica di "Gulliver Junior" e, con "Corte d'amore" ('85) e "Infedeltà amorosa (''92), il ritorno al tema del rapporto di coppia della "Moglie", ma con travestimenti da "racconto filosofico" di gusto settecentesco oppure col gioco di psicologie quasi geometricamente incrociate.
Dicevo coerenza nella varietà: perché la dimensione interiore, psicologica è presente anche dove in primo piano sta la storia collettiva e l'ideologia; perché la concretezza realistica non è esclusa dalla finzione allegorica; perché il passato è in controluce al presente. E insomma nell'opera letteraria di Dusi tutto converge in una lettura dell'universo uomo, fatta insieme di limpidezza e di emozione. È la sua eredità, la sua non interrotta presenza ideale fra noi anche nella fisica assenza.


 

Dusi, un illuminista che ha sbagliato epoca
Alessandro Azzoni

 

«Non contano i fatti quanto il racconto di come vengono vissuti e le idee che se ne possono trarre». Con queste parole Giovanni Dusi chiosava il suo ultimo libro, «Il migliore dei mondi possibili» uscito nel 1999. Personaggio razionale, lucido, disincantato e legato alle certezze profonde della coscienza civile, a sei mesi di distanza dalla sua scomparsa Dusi è stato ricordato ieri in una gremitissima sala Montanari della Società Letteraria. L'incontro - un intero pomeriggio di ottimo livello culturale - ha visto una riflessione critica sulla vita dello scrittore veronese alla presenza di quanti, fra amici e intellettuali, hanno avuto la possibilità di conoscerlo da vicino.
«Si avvicinò alla Letteraria durante gli anni Novanta», ha ricordato il presidente della Società, Alberto Battaggia. «Subito ebbi l'impressione di trovarmi di fronte ad un piccolo, grande intellettuale borghese, un illuminista disincantato e un po' deluso, ma in fondo ancora innamorato del primato della ragione. L'orologio del tempo con lui si sbagliò: lo fece vivere non nel Settecento, ma in un Novecento attraversato da una tempesta di idee deviate e portate alle loro estreme conseguenze. Era un uomo che sapeva ascoltare e che ben conosceva il ruolo e la responsabilità dell'intellettuale, percorso dalla consapevolezza amara di quanto le idee dell'uomo abbiano cambiato le sorti della storia».
All'incontro è intervenuto anche il vicesindaco e membro della Letteraria, Maurizio Pedrazza Gorlero. «Nemmeno alla fine Dusi gettò la spugna. Il suo disincanto nei confronti della modernità fu lucido e sofferto, ma non arrivò mai alla resa o alla rassegnazione, pur riconoscendo come inevitabile il progressivo allontanarsi della razionalità dai comportamenti umani. La sua tensione intellettuale restò da questo punto di vista lucidissima. Quando lo conobbi, era ancora capace di indignarsi per la mediocrità e le volgarità del nostro tempo».
Nato a Verona nel 1923, Dusi ha conosciuto la seconda guerra mondiale da vicino. Fu partigiano e ricercato dall'inizio del '44 al '45 dalle milizie nazi-fasciste. Abbracciò le armi per più di un anno sui monti della Lessinia alla testa del Battaglione Romero della Brigata Stella. Non aderì mai al Partito comunista, pur avendo sempre manifestato idee di sinistra. Il Dusi «partigiano» e il valore di quell'esperienza profonda e lacerante, sono stati ricordati da Marco Squarzoni dell'Istituto veronese di storia della Resistenza.
L'impegno culturale di Giovanni Dusi è stato infine sottolineato da Cesare De Michelis, presidente della Marsilio di Padova. «È difficile scindere l'attività letteraria dalla persona di Giovanni. Mi sono sempre chiesto cos'abbia spinto un ingegnere e un imprenditore come lui a intraprendere un percorso intellettuale tanto complesso. Una risposta a queste domande può essere trovata nel suo ultimo, attualissimo libro, nel quale Dusi si interroga sulla precarietà dell'esistenza umana, partendo da constatazioni amare, sia sul passato che su un futuro davvero difficile».